Bologna, Il Mulino, 2009, pp.526
Uno studio storico comparato che si compone di due parti: una sull’Europa, e più in generale sull’Occidente, l’altra sull’Asia (o, più esattamente, l’India e la Cina) e il Medio Oriente. In entrambe le parti, si cerca di ricostruire e di spiegare, per un lungo arco di tempo, le variazioni della frequenza dei suicidi, e le differenze esistenti fra i vari gruppi sociali, fra uomini e donne, giovani e vecchi, fra celibi, nubili, sposati, vedovi e divorziati, fra appartenenti ai ceti più alti ed a quelli più bassi, fra cattolici, protestanti, ebrei, musulmani e indù, fra credenti e non credenti, immigrati e autoctoni, bianchi e neri, eterosessuali e omosessuali. Il libro cerca anche di individuare e descrivere i repertori riguardanti la morte volontaria in paesi e periodi storici diversi, secondo quattro aspetti principali: le intenzioni di chi si toglie la vita, il modo in cui lo fa, il significato che lui e gli altri attribuiscono al suo atto, i riti che vengono compiuti prima e dopo che questo è stato compiuto.
Il libro ha suscitato vivaci dibattiti neilla stampa (Repubblica, Venerdi, La Stampa, Avvenire, Europa), nei servizi televisivi e radiofonici (Benjamin, Le Storie, Fahrenheit), nelle riviste scientifiche italiane (Rassegna Italiana di Sociologia, Polis, Studi Storici) e internazionali (Sociologica, Contemporary Sociology), e nel luglio 2010 ha vinto il premio Mondello per la saggistica.